L’Italia sorprende tutti e conquista l’accesso alle Final Four di Nations League: magra consolazione vista la mancata partecipazione ai Mondiali che si svolgeranno a novembre e a dicembre in Qatar, ma si tratta comunque di un piccolo punto di partenza da cui ricominciare.
La tristezza per la qualificazione sfuggita è ancora molta, ma un piccolo sorriso torna ad affiorare sulla bocca di Mancini e dei suoi uomini. D’altro canto gli azzurri sono pur sempre campioni d’Europa, e l’accesso alla fase finale della Nations League in programma il prossimo anno nei Paesi Bassi non è un dettaglio da sottovalutare.
Le prospettive per il futuro
Tutto merito della vittoria ottenuta contro gli ungheresi allenati da Marco Rossi, che fino all’ultimo secondo hanno cullato il sogno di poter fare uno sgambetto a un’altra big, dopo avere già messo i bastoni tra le ruote dell’Inghilterra e della Germania.
Sì, perché i magiari sembravano destinati a ricoprire il ruolo di Cenerentola in un girone che comprendeva Italia, Inghilterra e in Germania. E invece non solo ha fatto da outsider, ma addirittura fino a ieri sera l’Ungheria è stata in testa al girone. A Budapest Bonucci e compagni hanno ottenuto una vittoria sofferta ma al tempo stesso brillante.
E adesso quale sarà il futuro della Nazionale? Mentre le grandi saranno ai Mondiali, noi ci dovremo consolare con amichevoli di scarso interesse disputate contro Nazionali di secondo piano. Conviene focalizzarsi sul presente e sul recentissimo passato, con i due successi ottenuti nel giro di quattro giorni contro due Nazionali che comunque hanno scritto la storia del calcio mondiale, per di più in due stadi intitolati a campioni come Giuseppe Meazza e Ferenc Puskas.
La partita
L’Ungheria per rimanere al primo posto avrebbe potuto anche solo pareggiare, ma così non è andata. Gli azzurri hanno giocato bene nel corso di tutta la partita, e in alcuni momenti hanno sfoggiato un calcio davvero bello, soprattutto nel primo tempo; poi le forze sono un po’ venute a mancare. I migliori all’inizio sono stati Dimarco e Raspadori, esaltato dal gol vittoria messo a segno la settimana scorsa contro l’Inghilterra.
E proprio loro due hanno insaccato il pallone nella porta magiara. Nel secondo tempo, invece, ci ha pensato Gigio Donnarumma a proteggere la porta azzurra, e va detto che alcuni episodi arbitrali ci hanno favorito. Niente, comunque, che potesse mettere in discussione la legittimità del successo, ottenuto davanti a quasi 70mila tifosi in uno stadio gremito.
I pro e i contro
Che cosa è andato e che cosa non è andato, quindi? Da un lato ci sono stati tanti errori tecnici, e contro una squadra di altro calibro questi errori si sarebbero potuti rivelare fatali. Il lato positivo, ad ogni modo, è che gli azzurri non si sono mai disuniti ma si sono confermati sempre squadra. Ora lo sguardo è rivolto a giugno, mentre a novembre e dicembre dovremo trovare un modo per distrarci.
A far soffrire l’Ungheria è stata, per paradosso, la decisione di Rossi di utilizzare la costruzione dal basso. Gli italiani ne hanno approfittato, monetizzando un primo tempo in cui comunque eravamo stati più aggressivi e avevamo messo in mostra più idee.
Il portiere Gulacsi, a dir la verità piuttosto incerto, ha passato il pallone sulla sinistra ad Attila Szalai, situato a breve distanza dal limite dell’area. Szalai a sua volta ha passato a Nagy (sì, proprio il giocatore del Pisa), ma ad anticiparlo ci ha pensato Barella. In ogni caso Nagy è riuscito comunque a passare il pallone a Gulacsi; tuttavia il passaggio non è stato dei migliori, e così il giovane Gnonto ha anticipato Gulacsi. Ne è seguito un rimpallo grazie a cui Raspadori ha conquistato la palla, se l’è messa sul sinistro e l’ha insaccata.
Il gol, giunto al 27esimo minuto, era stato anticipato da altre occasioni per gli azzurri, mentre gli ungheresi fino a quel momento non si erano mai resi pericolosi davanti a Donnarumma.
Lo schieramento in campo
Contro l’Ungheria, pertanto, la Nazionale italiana ha ripetuto più o meno la tipologia di match che già aveva sciorinato contro l’Inghilterra venerdì scorso. Il ct Mancini ha deciso ancora una volta di puntare sul 3-5-2, ma al posto di Scamacca c’era Gnonto.
La voglia di giocare è stata tanta, come se tutti gli uomini in campo fossero estremamente attaccati alla maglia. I lanci di Bonucci hanno aperto varchi nella difesa dei magiari, fra i quali è stato pressoché invisibile nel primo tempo Szoboszlai, in teoria il giocatore di maggior talento a disposizione di Marco Rossi. Nemmeno il centravanti di grande stazza Adam Szalai ha dato il meglio di sé, ma lui era giustificato per l’emozione: era, infatti, il suo ultimo match con la maglia della sua Nazionale.
Perché l’Italia ha vinto
Gli azzurri hanno vinto, fra l’altro, per la loro capacità di essere sempre più veloci sulla seconda palla e per l’abilità nel recuperare il pallone nella metà campo degli ungheresi. Nonostante il coinvolgimento nell’azione del gol di Raspadori, Gnonto è apparso fuori partita e si è fatto valere meno di quanto non avesse fatto Scamacca venerdì scorso.
Anche Donnarumma ha avuto modo di fornire il proprio contributo, anche se alla fine del primo tempo ha commesso un errore che sarebbe potuto costare care agli azzurri. Molto bello, invece, il gol del 2 a 0 degli azzurri, con un’azione praticamente tutta di prima, o quasi, che ha visto toccare il pallone prima Barella, poi Bonucci, poi Toloi, poi Raspadori, poi Bastoni e infine Cristante: questo a lanciato sulla destra Di Lorenzo che di testa ha appoggiato per Barella.
Uno due fra Jorginho e Raspadori, poi la palla è finita ancora a Barella che ha servito Cristante; questi dal fondo ha crossato in mezzo e Dimarco ha potuto appoggiare in rete. In totale, 13 passaggi consecutivi e pallone tenuto fra i piedi per una quarantina di secondi.
Da segnalare, infine, il debutto in azzurro di Pasquale Mazzocchi: non era mai successo che un giocatore della Salernitana indossasse la maglia della Nazionale.