Dopo le polemiche degli ultimi giorni relative allo scandalo Juventus che ha portato alle dimissioni di tutto il consiglio di amministrazione e del presidente Andrea Agnelli, sul tema è intervenuto Paulo Dybala. La Joya, oggi in forza alla Roma, ha spiegato che nessuno sapeva che i giocatori bianconeri avrebbero ripreso tre mensilità, rivelando che la sua decisione di accettare la proposta della dirigenza fu motivata dalla speranza di ottenere più opportunità di rinnovo.
In un interrogatorio dello scorso mese di marzo la punta argentina aveva già parlato dell’accordo che la società bianconera aveva stipulato con i giocatori in relazione alla rinuncia degli stipendi. Interloquendo con i magistrati, il giocatore sudamericano aveva manifestato i propri dubbi e confessato le ragioni delle sue azioni.
Le indiscrezioni dei giornali
È stato il quotidiano La Repubblica a offrire molto spazio alle rivelazioni di Dybala, fra intercettazioni e notizie che iniziano a pullulare. Correva il 24 marzo quando l’attuale attaccante della Roma si era ritrovato faccia a faccia con gli inquirenti della procura di Torino. Oggetto del confronto, ovviamente, la manovra stipendi che era stata adottata dalla società, che riveste un ruolo di primo piano in relazione alle alterazioni di tre bilanci: quello del 2019, quello del 2020 e quello del 2021.
L’inchiesta verte proprio attorno a tali circostanze. Dybala aveva confessato che quello era un periodo piuttosto confuso (si era in piena pandemia da coronavirus, ndr). In occasione del blocco dei campionati e della proposta della dirigenza, i giocatori bianconeri scelsero di prendere una decisione unanime, e quindi si confrontarono per capire se accettare oppure no.
Che cosa successe nello spogliatoio della Juve
Molte persone – ha raccontato Dybala – erano convinte che i giocatori della Juventus avessero accettato di fare a meno di 4 mesi di stipendio, mentre nessuno era consapevole del fatto che 3 mensilità sarebbero state pagate in seguito. Parlando con gli inquirenti, Paulo ha sottolineato di non ricordare quante volte abbia firmato.
Ciò che ricorda con precisione, invece, è che al momento della firma sulla scrittura relativa alla riduzione dello stipendio l’accordo con la società era già stato raggiunto. Una scrittura prevedeva la rinuncia agli stipendi, mentre l’altra implicava che tre mensilità sarebbero state riprese. In pratica, per alcuni mesi della stagione seguente lo stipendio sarebbe stato raddoppiato.
La seconda manovra
Per quel che riguarda la seconda manovra, invece, i giocatori della Juventus – sempre stando alle informazioni fornite da Dybala agli inquirenti – scelsero di decidere in autonomia: in pratica, ognun per sé. In questo caso il sudamericano era restio rispetto all’idea di accettare, in quanto preferiva ricevere lo stipendio ogni mese.
Fu convinto a cambiare idea, però, dal suo entourage, che lo persuase del fatto che se avesse accolto l’idea della società avrebbe conservato un rapporto migliore con la dirigenza, il che sarebbe stato conveniente in vista del rinnovo del contratto.
L’inchiesta da parte della Figc
Nel frattempo un’inchiesta sulla Juve è stata aperta anche dalla Figc. In particolare, un procedimento è stato avviato dalla Procura della Federcalcio a proposito delle scritture private fra la società bianconera e i suoi giocatori.
L’ipotesi che è stata avanzata dalla Procura della Repubblica di Torino è che queste scritture abbiano generato un taglio degli stipendi solo fittizio per tradursi in una riduzione dei costi nel bilancio del 30 giugno del 2020 e in quello del 30 giugno del 2021, mentre sarebbe stata omessa la posizione debitoria verso i tesserati. Giuseppe Chinè, che è a capo della procura federale, pochi giorni fa si è visto recapitare gli atti sulle indagini che riguardano le plusvalenze della Juve.