La triste notizia della morte di Gianluca Vialli, all’età di 58 anni, ha colpito il mondo del calcio. La sua lunga carriera lo ha visto ricoprire molteplici ruoli: calciatore, allenatore, commentatore sportivo e dirigente sportivo.
Vialli è stato una delle figure di spicco del calcio italiano negli anni Ottanta e Novanta, e ha lasciato un’indelebile impronta nella storia del calcio italiano. Con la Sampdoria ha formato una coppia d’attacco formidabile con Roberto Mancini, i due sono stati soprannominati “gemelli del gol”.
In seguito i due si sono ritrovati nella Nazionale Italiana, con Mancini come ct e Vialli come capo delegazione.
Tuttavia, a dicembre, Vialli aveva annunciato di dover lasciare il suo ruolo per concentrarsi sulla sua lotta contro il tumore al pancreas, di cui era stato diagnosticato cinque anni prima. Il Secolo XIX ha dato la notizia della sua morte.
Il calcio e i suoi esordi
Gianluca Vialli, l’adolescente dai ricci folti e fisico atletico proveniente da Cremona, ha iniziato la sua carriera calcistica nell’Oratorio di Cristo Re a Villaggio Po e nelle giovanili del Pizzighettone.
Nel 1978, all’età di 16 anni, è stato acquistato dalla Cremonese, dove ha rapidamente raggiunto la prima squadra e in tre stagioni ha segnato 23 gol in 103 partite.
Nel 1984, il ds della Sampdoria Borea ha convinto il presidente Mantovani ad acquistarlo e portarlo a Genova, dove l’allenatore Bersellini ha scoperto il suo potenziale come attaccante puro. Ambidestro, veloce, forte fisicamente e dotato di buona tecnica, Vialli esordisce in Serie A alla giovane età di poco più di vent’anni, giocando in coppia con Roberto Mancini.
Alla fine della prima stagione con la squadra genovese, Vialli ha contribuito alla vittoria della prima Coppa Italia della storia della Sampdoria, segnando un gol nella finale di ritorno. Il successo gli ha fatto guadagnare il soprannome di “Stradivialli” da parte del giornalista Gianni Brera, che ha paragonato la sua arte calcistica all’armonia dei violini realizzati dal famoso concittadino Antonio Stradivari.
I vari corteggiamenti e l’amicizia col Mancio
Il talento di Gianluca Vialli non è passato inosservato alle grandi squadre del calcio italiano come Milan e Juventus, tuttavia lui ha scelto di declinare le loro offerte, dichiarando che “nelle grandi squadre, sei soprattutto un numero in funzione dei risultati e a me, in questo momento, interessa essere soprattutto una persona”.
La sua decisione di rimanere a Genova si è rivelata giusta. Con l’allenatore Vujadin Boskov, Vialli si è trasformato in uno dei centravanti più completi e prolifici della Serie A. In otto campionati con la maglia blucerchiata, ha giocato 213 partite e segnato 85 gol, vincendo numerosi trofei tra cui la Coppa delle Coppe del 1990, lo storico scudetto nel 1991 (primo e unico della Sampdoria), tre Coppe Italia e una Supercoppa Italiana.
Nel 1986, l’allenatore della Nazionale Italiana Enzo Bearzot lo ha fatto esordire nella Nazionale ai Mondiali in Messico. Il punto più alto della sua carriera con la maglia azzurra è stato raggiunto con Azeglio Vicini, che lo aveva già lanciato nell’Under-21, raggiungendo la finale degli Europei del 1986 contro la Spagna.
Sotto la guida di Vicini, Vialli ha raggiunto la semifinale contro l’URSS a Euro ’88 e il terzo posto ai Campionati del Mondo in Italia ’90. Con lui c’era anche il suo amico di vita Roberto Mancini, ma la loro collaborazione sportiva si è interrotta nel 1992 quando Vialli si è unito alla Juventus, giocando al fianco di campioni come Roberto Baggio.
I due amici si sono riuniti professionalmente solo nel 2018, quando Vialli ha assunto l’incarico di capo delegazione della Nazionale Italiana.
Gianluca Vialli dirigente, e la passione per la Tv
Dopo una carriera straordinaria come calciatore e allenatore, Gianluca Vialli ha continuato a dedicarsi alla Federazione Italiana di Calcio, mettendo a disposizione la sua vasta competenza nonostante la diagnosi di un tumore al pancreas nel 2017.
Nel 2019, è stato scelto come ambasciatore italiano per l’Euro 2020 insieme a Francesco Totti e successivamente è stato nominato capo delegazione degli azzurri allenati dall’ex compagno di squadra Roberto Mancini, svolgendo un ruolo ufficiale di dirigente ma anche un ruolo informale di consigliere e sostegno costante per l’amico fraterno.
Durante l’Euro 2021, ha fatto parte della squadra che ha vinto il campionato, risultato che i giocatori e il CT hanno dichiarato di aver raggiunto anche grazie alla sua presenza, considerato una figura fondamentale negli spogliatoi e esempio di vita per tutti.
In parallelo al ruolo di dirigente, nel 2002 è diventato consulente per Sky Sport e in seguito è stato anche commentatore tecnico e testimonial. Nel 2016, ha condotto un docu-reality intitolato “Squadre da incubo” insieme all’ex compagno di squadra Lorenzo Amoruso.
La sua lunga lotta contro la Malattia
La lotta contro il tumore al pancreas per Gianluca Vialli è stata lunga e difficile, durando cinque anni. Dalla diagnosi del 2017, non ha mai esitato a condividere con i suoi fan la sua battaglia quotidiana contro la malattia, anche esponendo le sue paure più intime. “Non so cosa ci sarà dall’altra parte quando la luce si spegnerà.
Ho paura di morire, ma capisco anche che il concetto della morte serve per apprezzare la vita”, ha dichiarato in un’intervista televisiva. “Sono stato un forte giocatore e uomo, ma anche fragile e penso che qualcuno si possa identificare con me.
Sono qui con i miei difetti, paure e desiderio di fare qualcosa di importante”, ha dichiarato lo scorso anno quando, nonostante la malattia, ha accompagnato la Nazionale di Mancini come capo delegazione agli Europei.
Vialli è sempre stato consapevole che questa potrebbe non essere una battaglia che avrebbe potuto vincere: “Io non sto facendo una battaglia contro il cancro perché so di non essere in grado di vincerla, è un avversario troppo forte per me.
E’ salito sul treno con me e io devo andare avanti, viaggiare a testa bassa, senza mai arrendermi, sperando che un giorno questo ospite indesiderato si stanchi e mi lasci vivere serenamente per molti anni ancora perché ci sono ancora molte cose che voglio fare”.
L’annuncio
A metà dicembre, ci fu una grande sorpresa quando fu annunciato che il campione non avrebbe preso parte alle prossime gare degli azzurri.
Egli aveva deciso di lasciare temporaneamente il suo ruolo di capo delegazione della Nazionale e non sarebbe stato presente nei prossimi due match di qualificazione per l’Europeo 2024 previsti per marzo 2023.
In una dichiarazione, ha spiegato: “Dopo una lunga e difficile trattativa con il mio fantastico team di oncologi, ho deciso di interrompere, spero solo temporaneamente, i miei impegni professionali attuali e futuri”.
Tra le righe, si poteva capire che le condizioni erano particolarmente critiche, “L’obiettivo è quello di concentrarmi al massimo per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia”.