La sconfitta di Udine di domenica scorsa ha messo in allarme i tifosi della Roma, o forse – molto più semplicemente – è servita per regalare un po’ di consapevolezza in più. Quella giallorossa, infatti, è una squadra che ha senza dubbio delle potenzialità ma che non appare ancora del tutto completa.
Quella della Dacia Arena è stata una batosta che potrebbe lasciare strascichi importanti, ma che soprattutto ha messo in risalto alcuni dei limiti del gruppo di Mourinho. Ecco perché c’è ancora molto lavoro da fare per Tiago Pinto: appena conclusa la sessione di mercato estiva, già si guarda con interesse a quelle che verranno.
A dir la verità per il mese di gennaio un’operazione è già stata conclusa, ed è quella che riguarda l’acquisto della punta Solbakken, in arrivo dal Bodo Glimt. Tiago ha già portato a termine l’affare, che dal punto di vista economico è più che conveniente: l’attaccante esterno, infatti, è stato acquisito a parametro zero, e quindi senza spese per il club.
Bravo il general manager portoghese, soprattutto perché Solbakken era da tempo nel mirino del Napoli, che però proprio all’ultimo è stato sorpreso dall’inserimento della Roma. Il giocatore norvegese già nel corso delle prossime settimane dovrebbe firmare il contratto, per un accordo che avrà la durata di 4 anni.
Le conseguenze della sconfitta di Udine
Nel frattempo a Trigoria è tempo di analizzare la sconfitta di Udine e di esaminare quel che ha detto il campo. Al di là del risultato, quel che è apparso chiaro è che la Roma fino a questo momento è stata troppo vincolata a Dybala: se l’argentino è in giornata no, anche il resto della squadra non va.
Un po’ per colpa degli infortuni che in questo inizio di stagione hanno falcidiato la rosa giallorossa, un po’ a causa della mancanza di alternative dal punto di vista tattico. Il problema è che se si hanno ambizioni di un certo tipo, e si punta senza mezzi termini a vincere lo scudetto, non può bastare ciò che è stato messo in campo fino a questo momento.
I sogni di gloria del popolo giallorosso forse erano esagerati, ma il fatto che ai primi di settembre serpeggi già del pessimismo non fa ben sperare. Un ko per 4 a 0 rimediato alla quinta giornata può essere considerato solo un inciampo, oppure un inconveniente molto grave, soprattutto se si hanno ambizioni da grande squadra.
La peggiore sconfitta per Mourinho
In tutta la sua carriera in Italia Josè Mourinho non aveva mai patito una sconfitta di queste dimensioni, e quel che è peggio è che la disfatta non era per niente attesa. Certo, come ha detto il tecnico portoghese, meglio perdere 4 a 0 una volta che 1 a 0 quattro volte, ma al di là di questa ovvietà comunicativa Mou deve darsi da fare per risollevare la squadra.
Certo, un ko in cinque giornate non è niente di pericoloso, ma solo se si è bravi a percepire il campanello di allarme e ad agire di conseguenza. Non può sempre bastare parlare dell’arbitro per distogliere l’attenzione dai limiti della squadra. Per altro, fra gli imputati ci sono giocatori che si sono dimostrati sempre affidabili, a cominciare da Rui Patricio, che ha dato il suo contributo – in negativo – in almeno due delle quattro reti dell’Udinese. Ma non si può certo dire che la difesa e il centrocampo siano andati meglio.
Ora, a riguardare bene l’inizio di campionato, si scopre che la Roma aveva ottenuto tre vittorie contro il Monza, la Cremonese e la Salernitana: vale a dire due neopromosse e una squadra che lo scorso anno si è salvata per miracolo. Come dire: tre serie candidate alla retrocessione. Sì, c’è stato il pareggio contro la Juve, ma anche quello è apparso piuttosto casuale. E il match contro un team di metà classifica come l’Udinese ha ridimensionato di molto le aspettative.
Dybala è un peso?
Il rendimento di Dybala può essere croce e delizia per la Roma, soprattutto a fronte delle tante assenze. Sia chiaro: contro l’Udinese la Joya è stato il migliore dei romanisti, ma questo vuol dire solo che i suoi compagni non sono stati alla sua altezza. È vero che i giallorossi in questo momento devono fare a meno di Wijnaldum, di El Shaarawy, di Zaniolo, di Abraham, di Darboe e di Kumbulla, ma questo non può per nessun motivo trasformarsi in un alibi. Se una squadra è in emergenza, vuol dire che non ha una rosa abbastanza completa o che le riserve e i giocatori della Primavera non sono adeguati. Si sapeva che questa sarebbe stata una stagione particolare, con tante partite ravvicinate: e se la Roma alla prima difficoltà si è già ritrovata a inciampare su un ostacolo, c’è davvero di che preoccuparsi.