Che cosa c’è dietro la crisi della Juventus? E, soprattutto, è una crisi che può essere risolta nel giro di poche partite o i problemi delle ultime settimane sono i sintomi di una malattia molto più grave? Purtroppo sono tanti gli indizi che hanno messo in allarme i tifosi bianconeri, al di là dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti: le discutibili parole di Arrivabene a un tifoso, lo scambio immortalato dalle telecamere fra Milik e Di Maria durante la partita contro il Benfica, un gioco che forse non è mai arrivato, perfino l’intervista di Giovanni Galeone alla Gazzetta dello Sport.

Per il momento, l’indiziato numero 1 a pagare per tutto sembra essere Massimiliano Allegri, che pare sia stato sfiduciato e soprattutto contestato come finora non gli era mai successo.

Le sorti di Allegri

Mercoledì sera, dopo la sconfitta rimediata in casa contro il Benfica, il tecnico toscano ha cenato come al solito in una saletta riservata al J Hotel, dove è stato consolato dagli amici più stretti e dai familiari.

 Non si è espresso sui social network, per il semplice motivo che li ha abbandonati da tempo. Ma forse ha comunque dato uno sguardo a Facebook e a Twitter, scoprendo che tanti tifosi hanno iniziato a chiedere la sua testa e che dopo l’1 a 2 di Torino #Allegriout è stato uno dei trend topic per diverse ore.

Ma già allo stadio i sostenitori bianconeri si erano fatti sentire, e non certo con parole dolci. Non solo fischi, ma soprattutto cori addirittura sgradevoli che la curva ha intonato a riservato a lui. Come dire: per il momento i giocatori non si toccano, e la colpa è solo dell’allenatore. Ma è davvero così?

Champions League: addio ai sogni di gloria?

Eppure lo scorso anno erano stati in tanti a festeggiare il ritorno di Max sulla panchina della Juve, dopo due anni non esaltanti che avevano visto prima Sarri e poi Pirlo al comando della squadra. Eppure, sia il primo che il secondo qualcosa erano riusciti a vincere: rispettivamente, lo scudetto e la Coppa Italia.

Allegri, invece, ha concluso la prima stagione del suo secondo capitolo juventino a bocca asciutta, lasciando la bacheca vuota. Ma – si diceva – è solo il primo anno: ci sarà il tempo di recuperare. Questo avvio di stagione tuttavia ha fatto perdere tutto l’ottimismo, e la partenza a dir poco balbettante sia in Italia che in Europa ha acceso gli animi dei sostenitori. È vero che in Serie A la Juve non ha ancora perso, ma è altrettanto vero che uno score di 4 pareggi nelle prime 6 gare non può essere considerato positivo.

Per quanto riguarda la Champions League, poi, lo scenario è a tinte fosche: la sconfitta in casa del Paris Saint Germain si poteva ritenere accettabile, ma lo stesso non si può dire per il ko interno con il Benfica, a maggior ragione in considerazione del fatto che Miretti e compagni erano stati anche bravi ad andare in vantaggio.

Un avvio terribile

Quindi, facendo i conti, con 4 pareggi e 2 vittorie in campionato e 2 sconfitte in Champions, la Juve è riuscita a vincere solo il 25% delle gare che ha disputato fino a questo momento. Non era mai successo nella storia della massima competizione europea che i bianconeri fossero fermi a zero punti dopo le prime due partite del girone.

Ma oltre ai risultati, a preoccupare è l’insieme, che coniuga fisico, tecnica e testa. Perché gli uomini di Allegri hanno dato la sensazione di essere in difficoltà non solo contro Mbappé e Neymar, ma anche al cospetto della Salernitana, della Fiorentina e della Sampdoria. Invocare il fatto che l’infermeria sia piena non è una giustificazione, ma semmai una colpa: perché, per esempio, lo stesso Allegri ha dichiarato che la ricaduta dell’infortunio di Di Maria è stata figlia di un suo errore.

E comunque, avere una panchina corta e riserve non all’altezza dei titolari è terribile per una squadra con ambizioni importanti. Lo dimostra il caso Miretti, scoperto quasi per caso e che adesso rischia di essere bruciato dopo il clamoroso errore di mercoledì sera che ha causato il calcio di rigore per il Benfica.

Infortunati, ma non solo

Insomma, quello degli infortunati ha tutta l’aria di un alibi, neppure supportato da prove certe, e la sensazione invece è quella di una squadra che ha avviato un percorso di involuzione. Un gruppo che, a dispetto dei nuovi innesti, va avanti quasi per inerzia.

Della vecchia guardia è rimasto solo Bonucci, l’unico che in un certo senso simboleggia lo spirito Juve; e per il momento non c’è stato un ricambio adeguato. Allegri è sotto accusa, e per ora la motivazione più concreta che fa propendere per la sua riconferma è solo il contratto molto oneroso che lo lega alla squadra fino al 2025. Insomma, non ti licenziamo non perché crediamo in te, ma perché mandarti via costerebbe troppo.

Lo ha fatto capire, tra il serio e il faceto, Arrivabene con quella discussa battuta che gli è scappata pochi giorni fa parlando con un tifoso. E poi, se ci si guarda in giro, non è che il panorama sia ricco di alternative a cui fare riferimento. Insomma, chi al posto di Allegri? Il sogno sarebbe Zidane, ma con tutta probabilità l’ex tecnico del Real Madrid aspetta la fine dei Mondiali per poter prendere il posto di Deschamps sulla panchina della Francia.

Le alternative ad Allegri

Volendo puntare su un profilo internazionale, i nomi più caldi sarebbero quelli di Pochettino e di Tuchel, che pochi giorni fa è stato esonerato dal Chelsea dopo aver perso in Champions League contro la Dinamo Zagabria.

Ma il problema è sempre lo stesso: quello dei costi. Un ingaggio decisamente più basso sarebbe quello di Roberto De Zerbi, il cui nome in questo inizio di stagione aleggia intorno a tutte le panchine che scricchiolano. L’ex tecnico del Sassuolo ha rifiutato l’ingaggio del Bologna e sembra proprio che ambisca alla chiamata di una squadra big.